I luoghi del dialetto
Palazzo Comunale – Monte Colombo
e Comun
Il borgo di Monte Colombo gode di una magnifica posizione di dominio a 315 metri sul livello del mare, fra i fiumi Conca e il Marano. Dell’antica rocca malatestiana restano ancora oggi la porta d’accesso con arco a sesto acuto, a cui è affiancato un torrione di forma circolare, e parte delle possenti mura (anche se un tempo le torri dovevano essere un numero maggiore, probabilmente sei). Il feudo, strategico per diversi motivi, fu ceduto da Federico Barbarossa a Rimini nel 1157, poi seguirono anni di aspre contese tra i riminesi e la chiesa di Ravenna fino a quando nel 1238 i Malatesta si impadronirono del territorio per quasi tre secoli. All’inizio del Cinquecento passa quindi ai Veneziani e, successivamente allo Stato Pontificio. Passeggiare oggi tra le strette vie del borgo permette quindi di respirare anche l’aria di una storia antica, di cui le mura e altri elementi architettonici sono ancora oggi testimoni.
Di epoca molto più recente, invece, sono le costruzioni civiche, come il Palazzo Comunale. L’edificio è ancora oggi il più imponente di tutto il borgo: si presenta infatti distribuito su tre piani e, sopra l’ingresso principale che prospetta su piazza Malatesta, è inserito lo stemma in pietra del Comune. Tra il 1920 e il 1935 fu interessato da alcuni lavori di ampliamento, come risulta ben leggibile sulla facciata ovest, contraddistinta dal severo stile architettonico razionalista, sottolineato dalle imponenti coppie di colonne poste ai lati dell’ingresso e rafforzato dai due elementi verticali aggettanti. Nel tempo, invero, le sue funzioni sono state diverse, soprattutto all’indomani della fusione dei due Comuni di Montescudo e di Monte Colombo: il Palazzo Comunale, pur rimanendo ufficialmente la sede legale del nuovo Municipio, ha ospitato negli ultimi anni le sedute del Consiglio Comunale, fino all’avvio dei lavori di restauro, che si sono conclusi a fine 2020. A causa dell’emergenza sanitaria, i locali appena restaurati sono stati utilizzati per ospitare anche alcune classi delle scuole (un “ritorno”, di fatto, visto che negli anni ’30 del secolo scorso l’edificio era adibito proprio a scuola) in attesa di poterne disporre un diverso e nuovo uso per il futuro.