I luoghi del dialetto

Gioco della palla bracciale – Montescudo 

e giugh dè palón

Quella che oggi si chiama via Roma, per tanti anni è stata la “via del pallone” e ancora oggi qualcuno la chiama così, probabilmente ricordandosi di quando tutta l’area sotto alle mura era utilizzata per giocare, in particolare quella prospiciente l’attuale parcheggio. Non solo al calcio, come si potrebbe pensare, visto che “pallone” è un po’ il suo sinonimo volgare, ma proprio all’antico gioco della pallabracciale e del tamburello: due sport molto in voga in tutti i centri storici che avessero delle mura e, magari, anche uno sferisterio, dove poter dar vita a partite interminabili, magari anche con attrezzature meno “nobili” di quelle che sono oggi custodite nei musei. Verso la fine degli anni ’60, invece, i ragazzi della zona iniziarono comunque a giocarci anche e soprattutto a calcio, non avendo ancora il terrore delle automobili, che erano ben poche all’epoca. Per decenni, quindi, ragazzi e giovani della zona hanno condiviso in quel luogo tantissimi momenti di sport e allegria, nonostante nel tempo fossero cambiate regole, attrezzature e discipline. Chi invece non ha gioito troppo sono stati i residenti delle case limitrofe, le cui finestre di vetro e tetti in coppi venivano continuamente colpiti e rovinati prima dalle durissime palle del tamburello, fatte in pelle di asino o di scrofa, poi dai palloni da calcio.