I luoghi del dialetto

Ghetto di Ca’ Franceschino e antico torchio – Valliano 

e ghèt d’Ca’ Franzchin

Il Ghetto di Ca’ Franceschino (e ghèt d’Ca’ Franzchin) è un agglomerato di case rurali che il tempo ha lasciato inalterato e dove si ritrovano i ritmi e il sapore autentico della campagna, comprese le galline e altri animali da cortile che animano allegramente l’aia.

Posto a metà del “Sentiero dei Musei” tra il Santuario di Valliano e la Chiesa della Pace, il Ghetto è circondato dalle dolci colline coltivate ed è composto da un insieme di varie abitazioni accorpate in diversi periodi, come dimostrano le differenti altezze dei tetti. Le cadute di intonaco fanno riemergere i muri in ciottoli e mattoni, mentre i portoni d’ingresso e alcune finestre hanno cornici in laterizi lasciati a vista.

Custodito come in un museo vivente, all’interno di uno di questi fabbricati è rimasto intatto un pezzo di storia locale: si tratta di un enorme torchio in legno i cui elementi laterali arrivano fino al soffitto, dove sono stabilizzati da un’altra trave in legno di dimensioni impressionanti. Dalla macinatura e pressatura delle olive, il liquido scolava in un grande recipiente sotto al torchio, fino a sbucare nell’ambiente accanto, posto qualche gradino più in basso, dove veniva infine raccolto. Fino a pochi decenni fa, questa attività era molto florida in queste zone, con tanti contadini che portavano qui le loro olive da lavorare. La produzione di olio, infatti, è una delle attività più antiche e coinvolgeva tantissime persone: non avendo infatti le tecnologie moderne per la raccolta, ad esempio, venivano impiegate tutte le “braccia” possibili, comprese quelle dei figli più giovani, per raccogliere tutte le olive dagli alberi. Un lavoro lunghissimo, che per essere completato,  richiedeva a volte diversi mesi, tanto che la raccolta iniziava tra la fine di ottobre e l’inizio novembre, ma poteva protrarsi fino all’anno successivo e non era affatto raro che si dovesse perfino lavorare sotto la neve.